Custodita all’interno della bella piazza centrale del caratteristico centro storico di Termoli, la cattedrale è un gioiellino del romanico.
Le influenze sono in particolar modo pugliesi come è evidente dalla somiglianza per alcuni versi alle cattedrali di Foggia e di Troia, ma anche orientali per via degli archi a ferro di cavallo, impiegati largamente nell’architettura araba.
Purtroppo, la parte alta della facciata crollò nel quattrocento in seguito ad un terremoto ed è stata rifatta semplicemente con l’apertura di un grande oculo strombato ma piuttosto spoglio.
Fortunatamente, la parte inferiore duecentesca si è conservata intatta, pur se un po’ erosa dal tempo. Molto belle le arcate pensili con le bifore cieche a ferro di cavallo. Alcuni decori non sono sopravvissuti ma ancora ammiriamo colonnine tortili, tralci che si arrampicano sulle cornici e sugli archi, foglie d’acanto sui capitelli e sull’archivolto del portale. Una bifora gioca anche con la bicromia fra marmo chiaro e pietra scura riportandoci direttamente con la mente alla Mezquita di Cordoba.



Sull’ultima bifora a sinistra del portale, ornata di tralci, una creatura leonina tiene fra le grinfie una creatura più piccola simile a un cavallo. Nella stessa, è rappresentata in altorilievo un’Annunciazione con Maria e l’Angelo.


Molto bello è l’arco che sovrasta il portale che fa uso del pregiato marmo rosato del Gargano e di altri marmi grigi e bluastri, creando un’interessante effetto cromatico piuttosto insolito nel romanico pugliese che tende più alla monocromia. Ai lati dell’arco ci sono le figure di San Basso e San Sebastiano che calpestano degli eretici, mentre la lunetta, ormai illeggibile, raffigurava l’episodio della Presentazione al tempio: Maria e Giuseppe che portano Gesù al tempio di Gerusalemme 40 giorni dopo la nascita (era questa una cerimonia rituale degli ebrei).

Pur se la facciata non si è perfettamente conservata, con un po’ di immaginazione, si può provare ad aggiungere i dettagli mancanti; e così le statue prendono vita, gli arti delle bestiole si allungano e trovano completamento e ritrovano, dopo secoli, le loro prede, ancora salde nella loro presa. Ricompaiono altri animali, direttamente dai bestiari medievali, e tornano, al loro posto, le colonne e i capitelli scomparsi; riappare nitida ai nostri occhi la scena nella lunetta e si riempie di fregi il grande rosone. Succede solo nella nostra testa ma, d’altronde, davanti a tali monumenti, bisognerebbe sempre cercare di immedesimarsi negli uomini di altre epoche, per provare a capire o anche solo per il gusto di viaggiare un po’ nel tempo.
Bellissimi i particolari di questa chiesa. Grazie per le spiegazioni!
Grazie a te per la lettura! 😀